La fauna e gli ecosistemi del territorio caresanese
Il territorio caresanese è caratterizzato, come detto, dalla larga diffusione della monocoltura risicola e dalla presenza di una copiosa rete idrografica superficiale.
L'ambiente di questa zona ha, quindi, acquistato la fisionomia di steppa cerealicola artificiale, con la particolarità derivante dalla presenza quasi uniforme della risaia che, almeno per un certo periodo dell'anno, tendenzialmente ospita ecosistemi di tipo palustre. Tale ambiente si manifesta adatto alla permanenza di consistenti colonie di aldeidi (la zona risicola padana ospita la maggiore popolazione europea di Nitticora eGarzetta) ed è altresì adatto alla riproduzione del Germano reale e della Gallinella d'acqua.
Nel periodo invernale le stoppie del riso, spesso acquitrinose, formano un tipo di ambiente utile alla permanenza della Pavoncella e Beccaccino, anche se la diminuzione della fertilizzazione naturale (letame) e la conseguente minor proliferazione di invertebrati eduli ha ridotto le possibilità trofiche e di conseguenza gli effettivi svernanti delle due specie.
Nei confronti delle principali specie di interesse venatorio, nel corso dell'anno, si susseguono momenti di diversa potenzialità.
Per la lepre, durante tutto l'anno, è ambiente povero di pasture, necessarie sia alla nutrizione che come luogo di incontro per gli animali presenti sul territorio e, anche se nel periodo invernale, la completa percorribilità del terreno a riposo, supplendo in parte a questo inconveniente consentirebbe una densità potenziale accettabile, la fase critica che interviene ad aprile con la sommersione delle risaie, riduce in pochi giorni drasticamente la superficie utilizzabile dalla specie. Questo fatto, che coincide con l'inizio del periodo riproduttivo, funge da maggior fattore limitante per la lepre in questa zona.
I fattori negativi agiscono con dinamica analoga anche per il fagiano. L'ambiente risaia diviene, però, adatto alla sopravvivenza dei fagianotti, verso la tarda primavera, sia per i nati in libertà, sia per i soggetti immessi all'inizio dell'estate per ripopolamento. In questo periodo, e per tutta l'estate, infatti, vi è per la specie, ottima disponibilità di risorse trofiche per la consistente biomassa edule che si origina nella risaia e per lapossibilità di rifugio che la coltura, su un terreno sommerso ormai solo da pochi centimetri di acqua, offre anche al suo interno.
Fra i Fringillidi si rinvengono, d'inverno e con diversa consistenza numerica a seconda degli anni, soprattutto fringuelli, peppole e pispole; fra i falconiformi il più presente è la Poiana, mentre tra i tipici rettili legati all'acqua è presente nell'area considerata solo la biscia comune, la Natrice tassellata.
Fra gli insetti, tipici della risaia e dei fontanili, occorre ricordare le cimici d'acqua (hidrometra ss.pp.), le libellule ( Anax caleopterix, Libellula e Sympterum), coleotteri quali gli Idrofilidi, Girinidi ed i Cistidi nonché i Rincoti dei generi Notonecta e Nepa.
Sull'ecosistema della zona la pressione antropica è significativa, non tanto per la presenza di insediamenti abitativi o industriali, quanto piuttosto per il controllo che l'uomo esercita sulla componente vegetazionale, rappresentata quali esclusivamente da coltura agricola. E' infatti innegabile che l'impiego di prodotti chimici, anche se di ultima generazione e, quindi, meno inquinanti, esercita una pressione sulla vegetazione, portando ad una composizione flogistica estremamente semplificata, che riflette sulle altre componenti ambientali (fauna, paesaggio, ambiente idrico, suolo, ecc.). Tale area pur manifestando condizioni di pressione antropica elevate, mostra situazioni favorevoli a offrire habitat idonei alla fauna, in quanto i terreni a coltura risicola, che nel periodo estivo assumono caratteristiche comuni alle zone umide naturali, costituiscono un forte richiamo per gli uccelli legati all'acqua, in particolare per palmipedi e trampolieri.
L'ecosistema fluviale del fiume Sesia e la fascia di territorio immediatamente a contatto di esso è un ecosistema a carattere più naturale rispetto il precedente, con la con la presenza di vegetazione prevalentemente arbustiva ed arborea, ma tuttavia non immune dall'aver subito anche esso modificazioni da parte dell'uomo. All'interno del sistema fluviale si può individuare una fascia comprendente l'alveo e le aree più prossime al corso d'acqua, che presenta una vegetazione naturale tipicamente igrofila e manifesta le caratteristiche di ecosistema fluviale in equilibrio.
Tutti i testi sono stati liberamente tratti da:
Virginio Bussi "Storia di Caresana"
Rapporto ambientale VAS dell'Unione Coser della Bassa VercelleseATL Valsesia Vercelli
e rielaborati dal Vicesindaco di Caresana, Claudio Tambornino.